19 marzo San Giuseppe

Il 19 marzo si celebra San Giuseppe e, nel giorno della Festa del Papà, vogliamo condividere storie e riflessioni di quella che è stata per i nostri nonni la figura del proprio padre. Infatti prima di essere nonni sono stati padri e madri e, ancor prima, sono stati figli. Mantengono ricordi molto vividi del legame paterno e soprattutto rammentano gli insegnamenti e i valori tramandati, che sono diventati parte integrante della propria personalità.

L’autobiografia è un’intima narrazione interiore e induce la persona a proiettarsi nel passato; il ricordo non è solo l’insieme degli eventi accaduti, ma è l’emozione che viene rievocata.

Tra momenti di nostalgia e commozione, ma anche di sorrisi ricordando le vicende trascorse, gli ospiti hanno rievocato momenti preziosi e abitudini di altri tempi, riconoscendo nei propri padri dei punti di riferimento intramontabili e dei modelli che rivivono costantemente dentro ognuno di loro, e che danno un senso alla propria storia e all’essere loro stessi padri e madri.

BABBO GIULIO

“Babbo Giulio faceva il ciabattino, riparava le ciabatte, i sandali. Non aveva la bottega, lavorava in casa, in cucina. Quando il tempo era buono si metteva davanti casa con un banchetto. Riparava le scarpe con i pezzi di cuoio, quelli buoni, era molto onesto. Era buono e pur di lavorare faceva anche piccoli servizi.

In tempo di guerra, con un amico, era l’unico che caricava i soldati defunti nel biroccio per portarli al cimitero…gli altri uomini non volevano farlo perchè avevano paura. Andava anche a prendere l’acqua per tutti per poche lire.

Quando ho iniziato a fare la parrucchiera lui era molto orgoglioso di me. Mi ha insegnato l’onestà”.

BABBO GIACOMO

“Babbo Giacomo lavorava nel campo, gli piaceva andare in giro a Senigallia e portava sempre il pesce fresco. Avevamo le mucche, i tori, i maiali, i polli. Babbo era bravo un bel pò ma a fatigà non gli piaceva. Ci voleva bene, era affettuoso, ci abbracciava.

Mi ha insegnato a fare la contadina e bene. Quando si prendeva la forcola del fieno per metterlo sul carretto, dovevi prenderla bene con la forcola da sotto, non ammucchiarla. Se non vangavi come diceva lui allora si che sbrontolava. Quando si vendemmiava dovevi buttare giù solo i grappoli belli per far venire il vino più buono.

Mi ha insegnato anche a cucinare e a fare la sfoglia”

BABBO ANTONIO

“Il mio babbo ha fatto sempre il contadino senza andare a scuola. Si è sposato, ha messo su famiglia e mi ha voluto tanto bene. Mi ha dato la possibilità di andare a studiare a Roma in una scuola di restauro.

Mi ha insegnato a non rubare e ad avere fede in Dio.

Quando si è invecchiato l’ho tenuto in casa mia e mi sono preso cura di lui”

BABBO CESARE

Babbo Cesare era un contadino. In tempo di guerra era soldato e, per fuggire da un edificio in fiamme si è bruciato le mani. Aveva una piccola terra dove piantava tanti alberi da frutto, di tutti i tipi: peschi, peri, meli. Gli piaceva fare l’innesto nelle piante: faceva un taglio nel ramo della pianta e ci infilava il rametto della pianta da piantare . La pelle della pianta doveva aderire bene alla pelle di quella nuova ( polsola) e non far passare l’aria, per questo si usava il catrame.

Babbo era ingegnoso, camminava sempre con il coltello nella sacoccia, il catrame e il fuoco. Era un tipo piccolino e simpatico, a volte nervoso ma di animo buono. Era sempre disposto ad aiutare gli altri.

Babbo mi ha insegnato a lavorare e a salutare tutte le persone che incontravo, anche quelle che non conoscevo. Mi ha insegnato ad essere gentile. Un giorno sono tornata a casa da scuola con un pastello preso in classe, lui mi ha fatto tornare a scuola per restituirlo immediatamente alla maestra.”

Nel giorno di San Giuseppe ricordo che si faceva una piccola processione e poi si andava tutti insieme alla messa. I padri venivano festeggiati in piazza e si offriva loro maritozzi e un bicchiere di vino”

BABBO FRANCESCO

” Babbo Francesco faceva il contadino sotto padrone. Era buono ma parlava poco. Mi ha insegnato a fare il contadino, a non essere prepotente e a ragionare.

Io sono stato poco con i miei figli perchè per 20 anni ho lavorato fuori, ma ho cercato di dare loro lo stesso insegnamento che mio padre ha dato a me.”

BABBO ALFREDO

Babbo Alfredo lavorava nel campo e mia madre vendeva i prodotti ( pomodori, uva, olive).

Babbo mi ha aiutato tanto quando avevo bisogno, era sempre pronto ad aiutarmi. Mi ha insegnato a lavorare il terreno e l’amore per la produzione.

Quando ho scelto la strada della fotografia, babbo era dubbioso se mandarmi via. Io avevo voglia di scoprire il mondo, di fare il reporter ma lui aveva paura che andassi in giro. Ho scelto di fare il reporter di guerra e per fare quel lavoro non potevo avere paura.

Ho cercato di trasmettere a mio figlio l’amore per la campagna, la squisitezza della pizza fatta con il pomodoro di casa e certamente l’amore per la fotografia.

Questi descritti sono i valori che i nostri nonni si portano dentro e riaffiorano ogni giorno nel loro modo di relazionarsi agli altri. Sono quelle abitudini e quei modi di pensare che in modo automatico e spesso inconsapevole emergono senza intenzione. E a questo proposito citiamo un passo molto significativo dell’antropologo Felice Di Lernia che nel suo libro “Tieniti forte. Lettere al figlio che parte ( Bordeaux 2022, Roma)” descrive bene le sensazioni che prova quando si rivede nei gesti del padre.

” Ieri sera ti ho rivisto in un gesto spontaneo: ho chiuso una bottiglia e l’ho fatto nel modo in cui lo facevi tu. Mi succede la stessa cosa, e ti rivedo, ogni volta che sfrego inutilmente le dita sui soldi, quando li prendo dal portafogli. Ogni volta ho un sussulto, un battito: questi gesti si sono incorporati, si sono incistati nella memoria autonoma del mio corpo, quella che prescinde dalle mie intenzioni, quella che non controllo. Questi gesti consentono a te di continuare i tuoi gesti e a me di vederti e di riconoscerti. “

Condividi l'articolo

Altri articoli

Presidenza e Segreteria:
Via Borgo di Sopra, 48
60013 Corinaldo (AN)
Tel. +39 071 67108

E-mail Presidenza: [email protected]
E-mail Segreteria: [email protected] 

Residenza per anziani Santa Maria Goretti:
Viale degli Eroi, 17
60013 Corinaldo (AN)

La Fondazione proviene dalla privatizzazione dell’ex IPAB Istituti Riuniti di Beneficenza di Corinaldo. L’Ente gestisce la Residenza per Anziani “Santa Maria Goretti (Casa di Riposo e Residenza Protetta)

Privacy Policy
Cookie Policy

Fondazione Santa Maria Goretti . Servizi alla Persona | P.IVA 02473620421