Il 17 gennaio si festeggia Sant’Antonio Abate, il Santo protettore degli animali domestici, solitamente rappresentato insieme ad un maialino.
La nostra ospite Annarita nutre una vera e propria passione per gli animali domestici, in modo particolare per cani e gatti. Purtroppo non ha mai avuto la possibilità di adottarne uno e ci racconta, in modo molto dolce, cosa prova quando può coccolare e accarezzare un gattino o un cane.
“Avrei tanto voluto un cane ma mamma non voleva perché degli animali te ne devi occupare, devi tenerli puliti … così diceva.
Se ti piacciono gli animali forse è perché ce l’hai nel DNA….. forse avrei fatto il veterinario poi però ho scelto un’altra carriera.
Tenere in braccio un animale è bello perché senti che si muove, è morbido, è caldo, perché senti qualcosa di vivo tra le mani.
Sai che devi stare attenta perché gli puoi far male, devi accarezzarlo con amore e dolcezza perché, se non provi amore, non puoi amare un animale.
Quando vedo un cane o un gatto mi scatta un senso di accudimento, mi sento responsabile di un essere più piccolo di me. Mi appaga molto perché vedere contento un animale fa star bene anche me, mi da una grande gioia!”
Annarita dimostra una grande sensibilità verso gli animali e chi meglio di lei può raccontarci gli aneddoti sulla storia di Sant’Antonio Abate, loro protettore?
Grazie Annarita per questa intervista in cui racconti la storia del Santo e le tradizioni del tuo paese …. in un simpatico dialetto pugliese.
“Oggi è il 17 di Gennaio, oggi è Sant’Antonio, però di Sant’Antonio ce ne sono due nel calendario, uno è quello di Padova che ha il bambinello, e poi c’è Sant’Antonio Abate che ha il maiale a fianco. Come diceva un film di Bellavista “Sant’Antonio Abate tiene u porc”. Qua c’è tutta una bella storiella, voi non la sapete ma io l’ho dovuta studiare quando andavo a scuola: come libro di antologia c’erano le fiabe di Italo Calvino.
Si narra che in passato non c’era il fuoco sulla terra e la gente si gelava e pregava Sant’Antonio. Egli si mise all’opera ed è andò all’inferno portando con sè un maialino “figurati che cosa potevano pensare i diavoli vedendo un santo all’inferno!”. Il maialino, appena entrato all’inferno, si scatenò andando in giro da tutte le parti, correndo, rovesciando cose. Il diavolo si arrabbiò dicendo al Santo di riprendersi il maiale perchè stava creando scompiglio. Nel frattempo Sant’Antonio aveva sulle mani un bastone di ferro particolare: si dice che dentro ci fosse l’anima di Ferula. Lo mise sul fuoco e l’anima di Ferula prese il calore del fuoco: quando il Santo uscì dall’inferno con il suo maiale disse ” Foco foco, foco giocondo, foco foco per tutto il mondo” spargendo tutte le scintille che stavano dentro al bastone. Ecco che da lì il mondo ha avuto la possibilità di avere il fuoco e di scaldarsi.
Per Sant’Antonio, come per l’Immacolata, si fanno le focare: sono degli ammassi di ferro dove si vanno a bruciare la legna. I ragazzi vanno in giro a chiedere pezzi di legno da bruciare: chi porta un anta di armadio, chi un cassetto, chi tutto il mobile da buttare. Lo fanno a pezzi e fanno enormi pire da bruciare per ricordare Sant’Antonio.
Sant’Antonio, per via del maialino che si portava con sè, è diventato il protettore degli animali. A Foggia, nella chiesa di Sant’Antonio si potevano portare gli animali a fare la benedizione; c’era chi portava il cavallo, chi portava la mucca, il cane, il gatto. Nei paesi piccoli ancora si fa, nelle città questa tradizione si è un pò persa.
A Faeto, un paesino vicino a Foggia, cè la “festa de lu cajùnne”: Faeto è famoso perchè ha un dialetto molto simile al francese e cajùnne in francese significa proprio maiale